Investire nel Metaverso o nei Semiconduttori?
Quali dei due potrebbe dare risultati più concreti nei prossimi 5 anni?
METAVERSO
Il primo interrogativo che sorge spontaneo oggi è: dov’è finito il metaverso? La grande novità dell’universo tecnologico preannunciata urbi et orbi dal fondatore di Facebook (poi evoluta in Meta) per oltre un anno sembra evaporata nel nulla: o meglio, quella branca del mondo Hi-tech che era stata dipinta come una sorta di rivoluzione copernicana è stata via via relegata in un angolo in ragione di scarsi ritorni economici (a fronte di investimenti giganteschi) e dell’irresistibile ascesa dell’Intelligenza Artificiale che ha catalizzato l’interesse generale, sia in ottica di utenti che di investitori.
In buona sostanza, è opinione (pressoché) unanimemente condivisa dagli addetti ai lavori che per arrivare ad un nuovo paradigma tecnologico incentrato sul metaverso, ovvero alla convergenza completa tra fisico e digitale, sia indispensabile la maturazione di diversi segmenti tecnologici ancora in via di sviluppo: realtà aumentata e realtà virtuale (che insieme formano l’extended reality), intelligenza artificiale, Internet of Things e blockchain, alimentate da una rete superiore al 5G, tutti fattori-chiave che, a detta del Copenaghen Insitute for Future Studies, potrebbero operativamente integrarsi tra il 2028 e il 2030.
Peraltro, va anche opportunamente precisato, secondo quanto rilevato dal Politecnico di Milano, che “si tende ad associare il metaverso solo alla realtà virtuale ma si tratta di un fenomeno molto più ampio, che richiede un approccio sistemico”. Nella fattispecie specifica, l’Osservatorio del Politecnico ha evidenziato due tipologie di mappature che riguardano i 231 progetti di extended reality realizzati in Italia e i 445 progetti internazionali attivati sui 212 mondi virtuali oggi esistenti e ,mentre in ambito B2C (business to consumer) i settori maggiormente interessati sono “turismo & arte” (34% del totale), il versante B2B (business to business) appare decisamente dominato da “industrial production” e “healthcare” che insieme coprono oltre la metà dei progetti.
Ne discende, quale implicita ovvietà, che mentre per la massa dei consumatori il concetto di metaverso rappresenta ancora qualcosa di nebuloso e non pienamente percettibile, per l’industria è già una realtà a tutti gli effetti e l’esempio della piattaforma “Xcelerator” di Siemens è sintomatica della ricerca, da parte delle imprese, di come coniugare al meglio mondo reale e mondo digitale: è questa, in estrema sintesi, la funzione dei digital twins (gemelli digitali) in ambito industriale, dove questi strumenti trovano applicazioni sfruttando funzionalità di simulazione multifisica, analisi dei dati e algoritmi di machine learning.
Un mondo in grande evoluzione, dunque, ma ancora allo stato embrionale sotto il profilo della redditività e, proprio in tale ottica, anche il mio approccio tende ad essere attendista, almeno sino a che progetti e idee innovative si traducano in solidi numeri di bilancio, premessa indispensabile per una crescita societaria strutturale.
SEMICONDUTTORI
Altra musica, al contrario, per il mondo dei semiconduttori; se il 9 agosto 2022 ha rappresentato una pietra miliare per il presidente Biden grazie all’introduzione del Chips and Science Act che ha annunciato un investimento da 40 miliardi di dollari nella produzione di memory chip (che dovrebbe ampliare la quota di mercato USA dal 2% al 10%), il 18 aprile 2023 non è stato da meno per il Vecchio Continente in quanto Parlamento e Consiglio europeo hanno trovato finalmente un accordo su un Chips Act europeo, il cui ambizioso obiettivo è quello di raddoppiare dal 10% al 20% la quota europea nella produzione di semiconduttori a livello mondiale (“e ciò significa che dobbiamo quadruplicare la nostra attuale capacità produttiva; questo sarà possibile solo in stretta collaborazione con aziende forti come Infineon” – U. Von der Leyen).
Non solo, ma a conferma del fatto che sia Stati Uniti che Europa tendono a perseguire una strategia “antiasiatica” con il non celato intento di tagliar fuori la Cina da forniture strategiche per la produzione di microchip, la Germania si è perfettamente allineata ai nuovi dettami di Washington limitando l’export di prodotti nella Terra del Dragone; nello specifico, le riduzioni riguarderanno le esportazioni di materiale chimico necessario a Pechino, con le tedesche Merck e Basf già pronte a restringere il “corridoio commerciale” con la Cina, proprio mentre l’americana Intel annunciava la realizzazione di un imponente complesso produttivo di chip a Magdeburgo da 17 miliardi di euro.
Del resto, appare piuttosto evidente che chi controlla oggi i chip per l’intelligenza artificiale domani controllerà anche l’industria del consumo che si sta formando e, a cascata, anche le ricche sub-industrie che seguiranno, come quella della Difesa.
I microprocessori per l’AI (Intelligenza Artificiale) sono già di fatto in mano a un oligopolio, poiché si tratta dei chip più performanti e secondo McKinsey le sole vendite di questa famiglia di chip toccheranno i 67 miliardi di dollari a brevissimo, nel 2025: si tratta di un decimo del totale odierno del mercato mondiale (stimato a 2 trilioni nel 2035), rappresentativo della quota più redditizia: d’altra parte, un quadratino di silicio di 46 millimetri per lato racchiude 2.6 trilioni di transistor.
Da quanto argomentato, dunque, si evince come i chip siano imprescindibili in ottica strategica di lungo periodo ma, nel contempo, esercitino un forte appeal sugli investitori anche nel breve termine; basti solo pensare a società come Nvidia che lavora (anche) sulla potenza di calcolo oppure alle necessità impellenti del comparto auto dove ormai la componente elettronica appare sempre più dominante sulla meccanica in senso stretto e, in tal senso, non stupisce l’entusiastica ammissione di Richard Palmer (direttore finanziario di Stellantis) che “il miglioramento della situazione di approvvigionamento dei chip sta lentamente e inesorabilmente migliorando la nostra capacità di produrre veicoli”.
Quindi dove investire?
Pertanto, se il metaverso rappresenta la parte di oggi in costruzione, in ottica dell’utilizzo ottimale di domani, i chip sono già parte integrante della realtà di tutti i giorni e , conseguentemente, il mio approccio sul comparto è fortemente costruttivo: sicuramente in ottica di lungo periodo, ma con occhio vigile nel breve, laddove si presentino opportunità dove la qualità del business risulti congruente con le valutazioni di mercato: e i mercati, a loro volta, attendono con impazienza (nel 2023) la IPO del gigante dei semiconduttori Arm (controllata di Softbank), con la speranza che rappresenti, per l’intero settore, la tanto attesa svolta ciclica agognata dalla comunità finanziaria internazionale.